PIAZZA DELLA LIBERTA'


Un errore, uno slargo, un vuoto, una ferita che sanguina, un parcheggio quella più benevola. Sono solo alcune definizioni date per indicare Piazza della Libertà. Queste le premesse.

Gli architetti protagonisti della serata

Il tema della serata è stato poi introdotto dall'arch. Gianni Braghieri, Preside della Facoltà di Architettura di Cesena, da quest'anno socio del nostro Club nonché componente della commissione giudicatrice del concorso indetto dal Comune.
I progetti presentati sono stati presentati più di 100, dei quali 5 sono arrivati in finale; tra questi è stato scelto quello intitolato "Scena Fissa" dello studio dall'arch. Gino Malacarne docente presso l'Università di ……..: progetto felice e fortunato perché in Italia solo il 20 -25 % dei concorsi raggiunge un esito operativo e soltanto il 3 % del costruito è firmato da un architetto.

Il progetto

È seguito l'intervento di Tommaso Cantori, "memoria storica" specialmente delle vicende urbanistiche di Cesena che ha definito un atto di vandalismo urbanistico la "costruzione" della Piazza (in realtà più che di costruzione si tratta in gran parte di demolizioni dell'esistente. Oggi il giudizio negativo è unanime, ma per capire come e perché è nata Piazza della Libertà (e non solo quella) e per valutare obiettivamente tutta la vicenda bisogna rifarsi alla mentalità dominante degli anni '50 -'60. Con molto buonsenso, arguzia e scanzonata ironia, servendosi anche semplici e divertenti aneddoti, Cantori ha fedelmente ripercorso la storia della piazza incriminata e delle vicende urbanistiche cittadine degli ultimi cinquant'anni da lui vissute non solo come operatore nel settore, ma anche come attento e acuto osservatore.
Sarebbe ora difficile e riduttivo volere qui riassumere brevemente l'intervento di Cantori, "memoria storica" delle vicende urbanistiche; anche questo bollettino vorrebbe essere la "memoria storica" non solo del nostro club ma anche di vicende della città. Abbiamo perciò chiesto a Cantori di scrivere lui stesso una "memoria" riguardante la storia della Piazza che ora pubblichiamo con molto piacere.

I COSTRUTTORI DI PIAZZE

Zona di Piazza della Libertà Questo titolo non è originale. Apparve sul settimanale cesenate del Partito del Sindaco attorno agli anni Sessanta (il ché è tutto dire). Ancora più esplicito quello sul temutissimo Stracittadino il giornale dei goliardi dall' inequivocabile titolo:"Quod non fecerunt barbari …".
In una Cesena ancora sonnacchiosa, quando le informazioni e le idee in campo urbanistico circolavano con grande ritardo, ci si ponevano i primi dubbi su quanto stava avvenendo.
Oggi, a distanza di tempo, e dopo anni di martellante cultura - che ebbe anche i suoi meriti, per carità - che incentrava nella speculazione la rovina dei centri storici è facile schematizzare.
Zona di Piazza della Libertà A scanso di equivoci chi scrive fu in prima linea in quelle battaglie e quindi è una voce non dubbia in proposito. Egli fu consulente del primo Piano del Centro Storico di Cesena che, a distanza di trent' anni, è ancora valido e ne ha permesso un corretto recupero.
Occorre però riandare serenamente a quei tempi e ricercare le ragioni e la cultura di allora senza schematizzare, come accade, fra buoni e cattivi, tenendo conto e della cultura del tempo e degli interesse in campo. Questi furono certamente molto forti nei grandi centri, molto meno in provincia ove comunque chi operava agiva legittimamente in base a previsioni e prescrizioni che incoraggiavano le trasformazioni.
Zona di Piazza della Libertà In più di un' occasione ho ricordato come venisse liquidato il Centro Storico (allora semplicemente il Centro) nella relazione di accompagnamento al Piano di Ricostruzione dell' immediato dopoguerra. Vi si diceva, in poche righe, come le strade strette ed anguste di origine medievale fossero "purtroppo" di ostacolo alla circolazione.
In questo succinto giudizio vi è la sintesi della cultura del tempo che vedeva nella città costruita un terreno di continua evoluzione ove tutto al più "isolare" i monumenti e ricostruire il resto. Quindi nessuna censura a chi vi interveniva.
Zona di Piazza della Libertà Negli anni successivi i Piani, con le loro infinite varianti, non si discostarono da questi indirizzi. Paradossalmente proprio le prime previsioni, furono talmente eccessive sia per altezze che volumi, da non essere realizzabili, salvando così il Centro da ben altri guasti. In seguito qualche "meteorite" cadde ma tant' è.
Le presentazioni in Consiglio comunale dei Piani, e loro varianti, avvenivano in un clima se non di disinteresse, quasi: era "roba" tecnica e di fatto non proibiva niente. Anche la Sinistra, che poi si fece paladina del rigore, "raccomandava" di non mettere particolari vincoli e incoraggiare la "costruzione di palazzi per dare lavoro agli operai e case alla gente …" Del resto la città, ma non solo Cesena ovviamente, non fu mai statica. Basta consultare la lista degli interventi effettuati nell' ultimo scorcio dell' Ottocento ed i primi anni del Novecento per trovarne almeno una trentina profondamente modificatori a cominciare dall' abbattimento del quartiere Chiesanuova.
Fu negli anni Sessanta che la cultura urbanistica ebbe una decisa evoluzione in senso conservativo individuando nei centri storici delle parti compiute del territorio e riconoscendo la loro valenza: quindi anche il tessuto minore importante alla stregua dei monumenti, non più da isolare (che non lo furono mai) ma da leggere nel loro contesto.
E questa nuova cultura arrivò a Cesena proprio mentre si compivano i peggiori guasti anche se gran parte dell' opinione pubblica continuò a considerarli salutari risanamenti.

PIAZZA DELLA LIBERTÀ.

Nel 1933 il Comune mise mano ad un Piano che non ebbe mai seguito e nemmeno approvazioni ma gettò le basi di quelli futuri per risolvere il problema delle "strade strette ed anguste di origine medievale "purtroppo" di ostacolo alla circolazione."

La piazza ieri
"La piazza ieri"

La piazza oggi
"La piazza oggi"

È interessante leggere gli entusiastici commenti della stampa dell' epoca:
- il "decoro" del Centro è offeso dall'esistenza di enclaves igienicamente e moralmente (sic!) malsane come la Val d'Oca e il S. Domenico.
-necessità di "formazione di armonici quadri urbani che mettano in evidenza gli edifici monumentali nonché gli aspetti paesaggistici e pittoreschi(?): diradamento e sventramento degli agglomerati più densi e degradati del centro storico: creazione di nuove strade e piazze e rettifica e sistemazione di quelle esistenti..."
E sul Corriere Padano: -"creare il centro cittadino -attualmente mancante (sic!)- con opportune opere di demolizione di vecchi fabbricati, prolungamento, ampliamento e raddrizzamento di strade principali e secondarie, liberamento (?) di vaste aree da inverdire."
In questo quadro niente di più opportuno che creare una nuova penetrazione che collegasse il viale Carducci con Corso Garibaldi e con una bella piazza nel mezzo: il tutto circondato naturalmente da bei palazzi.
Passarono gli anni, passarono i Piani e finalmente la Piazza fu attuata proprio mentre la nuova cultura si andava affermando tant' è che non si ebbe il coraggio di completare il tutto col collegamento al viale Carducci. È rimasto così un vuoto enorme con edifici discutibili a corona, assolutamente fuori scala, che finisce in dei vicoli angusti seppur risanati. Ora si è fatto un concorso per risolverla: c' è un vincitore ma forse rimarrà tale.

PIAZZA ALMERICI.

Seguì a ruota. Stranamente non era stata prevista. La Fondazione Almerici aveva ottenuto licenza per ricostruire il suo vecchio edificio. Oggi sarebbe stato oggetto di restauro scientifico ma allora anche le Soprintendenze erano ben più corrive: se non c' erano capitelli romani (un chiodo fisso) o affreschi michelangioleschi ma semplici temperine, via !
Come ho raccontato in altra sede, fui testimone della sua nascita.
Una sera, uscendo dal Consiglio Comunale, il Sindaco ed i capigruppo di maggioranza e minoranza, camminando a braccetto e dimentichi degli scontri in aula, decidevano di fatto le sorti della città. Era stata appena ultimata la demolizione del Palazzo e di fronte alla Chiesa del Suffragio si apriva una nuova prospettiva che lasciava intravvedere la piazza Bufalini (altro intervento di non poca conto dell' Ottocento). Dopo un attimo di silenzio la prevedibile osservazione: "Qui ci starebbe bene una Piazza ! Voi che ne dite ?"
Dissero di sì.
Ma qualcuno cominciò a preoccuparsi ed a scrivere sui: "COSTRUTTORI DI PIAZZE".
    Tommaso Cantori

Gino Malacarne "Scena Fissa": il progetto scelto. Dopo il necessario e interessante escursus storico, l'arch. Gino Malacarne ha illustrato il suo progetto ritenuto dalla giuria del concorso il più rispondente alle richieste e ai quesiti del bando che ora cerchiamo di riassumere.
Quando la piazza è nata sarebbe dovuta sfociare in una larga dritta via che distruggendo la Valdoca permettesse (questo era l'obbiettivo principale) un facile e veloce raggiungimento di viale Carducci soprattutto al traffico veicolare secondo la filosofia e la mentalità del tempo

Il progetto

Fortunatamente il progetto non è andato in porto, ma la piazza (o meglio il vuoto) sono rimasti, nÈ il vecchio palazzo delle Poste, il bel chiostro interno e il palazzo Mori possono venire ripristinati. Ora si tratta di riparare ai guasti possibilmente senza provocarne altri, tenendo presente che quanto è stato fatto, brutto o bello che sia, ormai fa porte del panorama e della storia della città e come tale deve essere accettato. Pertanto il nuovo progetto, con interventi che non siano troppo prepotenti, si propone di "strutturare" e "correggere": strutturare, ridefinendo gli spazi ora occupati dal parcheggio; correggere, ripristinando un aspetto unitario ora inesistente.

Il progetto

Per piazza si intende uno spazio civico di solito contornato da significativi edifici pubblici dove la gente sosta volentieri, si incontra, dove possono svolgersi manifestazioni o spettacoli; oggi la nostra è invece solo un grande parcheggio dove la gente, depositata l'auto, si allontana frettolosamente.

Il progetto

La "Grande Loggia" è l'elemento caratterizzante del progetto e costituisce la "Scena Fissa" così come recita il titolo: è il fabbricato che definisce il nuovo aspetto della piazza dividendo in due gli spazi, la piazza "aulica" e una piazzetta di servizio come avviene in molte altre città (l'esempio più vicino è a Faenza): sarà un edificio a due piani con un porticato completamente aperto al piano terra per la sosta e il passeggio e una loggia al primo piano adibita a funzioni pubbliche da definire (mostre, incontri, musica, musei ecc.).
Altre caratteristiche del progetto sono la completa chiusura dell'accesso alla Valdoca e la costruzione adiacente agli edifici esistenti di un muro porticato in mattoni ad un solo piano trasformando in galleria l'attuale portico in questo modo creando continuità agli eterogenei fabbricati del lato nord della piazza.
Come richiesto dal bando, sotto la piazza troverà posto un ampio parcheggio la cui destinazione, pubblica o privata, è tuttora fonte di un acceso dibattito; si accede al parcheggio solo dalla Valdoca e l'uscita è nella piazzetta di servizio dove troveranno posto anche le scale e gli ascensori.
Sono questi, qui riassunti in modo molto sinteticamente e incompleto, gli aspetti peculiari del progetto che lo stesso progettista terminando la sua relazione ha così specificato:
La loggia, il muro porticato in mattoni, il portico del palazzo dell'O.I.R., l'abside del Duomo, definiscono uno spazio pubblico urbano, unitario, complesso e riconoscibile e definiscono inoltre uno spazio che vuole essere teatrale nel senso che si offre alla rappresentazione che il progetto può solo auspicare. È uno spazio fisso e immobile che attende l'inizio della rappresentazione o che la vita si svolga nel suo interno.
    Carlo Bottari