Perché Barack Hussein Obama?

da sinistra Alberto Pasolini Zanelli, Norberto Annunziata e Pietro Castagnoli

Alberto Pasolini Zanelli è stato al Rotary. Era accompagnato da amici di riguardo: Gianni Bassi past governor con la moglie Giovanna,il dott. Claudio Bonetti insigne chirurgo di Faenza con la moglie Maria Luisa, che alternano la residenza nei pressi di Johannesburg con quella italiana, amici che da decenni hanno vissuto la temperie del Rotary International, il presidente del Rotary di Faenza, avv. Sergio Gonelli con la moglie Silvia.
Alberto Pasolini Zanelli, bolognese, è un inviato speciale che da Washington e ancor prima dall'Oriente ha cercato senza pregiudizi di farci capire la storia dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Dalla cronaca alla storia, al "why", al perché, nei suoi libri che hanno cercato di rispondere ad alcune domande: perché la Germania e il Giappone che hanno perso la guerra si sono imposte come potenze economiche? E perché gli Stati Uniti hanno vinto la battaglia dopo la lunga guerra fredda? Ed ora, come mai Barack Hussein Obama di fronte alle nuove sfide del Bric, Brasile, India e Cina?
Norberto Annunziata, presidente ineccepibile del Rotary Club di Cesena, dopo averlo invitato ne presenta le opere e la sua attività dal Giornale che fu di Indro Montanelli e che ora ha lasciato per il terzo libro dopo "Impero I" e "Impero II". Questo scrittore continua a fare inchieste (Historiai direbbero i Greci) e stavolta mi confida che si pone una domanda, come nella Telemachia che abbraccia i primi quattro libri dell'Odissea. Telemaco va alla ricerca del padre Ulisse perduto nel viaggio di ritorno dopo l'espugnazione di Troia. Siamo tutti alla ricerca di un padre nella galassia globale.
Il dopo elezioni ha posto gli Americani davanti a un bivio. Hanno eletto un volto nuovo, nero e con ascendenze islamiche, un fine intellettuale umanitario che aveva promesso la svolta radicale con un disimpegno dall'Iraq, la svolta del dopo Bush, ma si è trovato davanti a un fatto nuovo: una crisi finanziaria che si trascina dietro una crisi economica senza fine. Il nuovo Presidente non era stato eletto per questo scopo.
Da sinistra, dal ceto medio che viene distrutto con la perdita della casa e dei risparmi e l'incubo della disoccupazione, non viene compreso nemmeno per la sua progettazione di una riforma sanitaria di aiuto a tutti. Per gli Americani l'intervento statale è socialismo, termine abominevole, anche se Bush se ne è servito a piene mani. L'Americano ama la sua privacy individuale, di scegliere la sua vita e il suo lavoro ad ogni costo, anche se si è neri, out. Niente statalizzazioni. Da destra, l'1% della popolazione ha la capacità delle decisioni. Le corporations delle industrie farmaceutiche, la ricerca più avanzata nel mondo, delle assicurazioni e dell'avvocatura, non cedono su una prassi consolidata. Ognuno deve pensare a se stesso contro ogni forma di assistenzialismo dall'alto. In queste condizioni Obama si trova in stallo anche davanti a un Congresso che per la maggioranza è del partito democratico che lo ha eletto.
Per la politica estera, nel momento in cui gli USA hanno raggiunto il dominio politico del mondo e possono essere soli a comandare Obama si rende conto che dopo Bush e soprattutto la svolta storica di Reagan che pose fine alla diarchia con la Russia ci vuole un'apertura con altri interlocutori. Di mezzo c'è stato il terrorismo, ma i Talebani non sono uno Stato, si formano e scompaiono di volta in volta. Non possono essere interlocutori. La Cina ha offerto la sua produzione per investirla in titoli di Stato americani in un rapporto di scambio che col tempo potrebbe diventare di egemonia politica in uno scenario mondiale che mette in crisi il dollaro. Gli Europei non sono una forza in questa strategia storica, per le loro divisioni e la mancanza di una vera autonomia in un periodo di ricostruzione dalle macerie di un passato di scontri cui si è aggiunta la crisi economica e le minacce da Teheran.
Tra le numerose domande di chiarificazione sulla impermeabilità americana al nostro modo di pensare, Alberto Pasolini Zanelli fa riferimento all'ultimo film di Michael Moore "Capitalism:a love story" che nei titoli di coda ha il canto dell'Internazionale. Moore è spietato nella denuncia dei mali del capitalismo, ma considera essenziale una società in cui si può scegliere il lavoro che si vuole. È il sogno americano, l' "American dream", di una società competitiva in cui dovrebbe vincere il migliore nell'agone delle disparità sociali. Tra le frasi celebri di Alberto Pasolini Zanelli in Internet c'è questa da lasciare come un ricordo di una sua visita che ha lasciato il segno: "Questo benedetto sogno, l'America è l'unico paese al mondo ad averlo tra le istituzioni". Barack Hussein Obama resta tra questi sogni istituzionali.

    Pietro Castagnoli
www.webalice.it/castagnoli.pietro

L'America del presidente Barack Obama.

È stato questo il tema dell'ultima conviviale del Rotary Club Cesena, presieduto da Norberto Annunziata, e trattato dal giornalista Alberto Pasolini Zanelli.
Nato a Bologna Zanelli ha iniziato al 'Resto del Carlino' come redattore agli esteri e successivamente è stato corrispondente da Bonn e inviato speciale a Washington.
Passato nel 1977 a 'Il Giornale come editorialista di politica estera ha continuato a seguire da Washington, dove vive, gli avvenimenti americani.
Zannelli, ora giornalista free-lance, ha pubblicato numerosi libri tra i quali ricordiamo 'Imperi II.
Russia e Cina (edizioni Settecolori - 2007).
"Barck Obama – ha detto Zanelli – è stato eletto con un consenso mai visto negli Usa e si trova oggi ad affrontare sfide quali la crisi economica più grave che abbiano vissuto gli Stati Uniti dal 1929 ad oggi, dove hanno perso la casa circa 2,5 milioni di famiglie, e una riforma sanitaria alla quale il presidente Obama tiene molto ma che molti americani non vogliono.
Circa 40 milioni di cittadini, infatti, oggi non hanno copertura sanitaria eppure molti vedono questo progetto di riforma un'intromissione troppo forte dello stato in un paese dove, nonostante l'attuale crisi economica, non si vede vacillare la fede granitica degli americani nel sistema capitalistico e nel libero mercato".
Altre questioni scottanti per Obama sono i rapporti internazionali.
"Punti caldi dello scacchiere internazionale sono l'Iran e l'Afghanistan -ha ricordato Zanelli – mentre si va sempre più accentuando il duopolio di fatto tra Usa e Cina.
La Cina è il maggior creditore degli Stati Uniti.
I Buoni del Tesoro Usa, emessi in grande quantità per far fronte alla grave crisi economica, sono stati infatti comprati in massa dalla Cina in cambio della possibilità, da parte di quest'ultima, di vendere i propri prodotti sul suolo americano.
L'Europa vede invece scendere il suo ruolo internazionale".
Saranno gli Usa o la Cina od entrambi i leader mondiali dei prossimi anni? Difficile dirlo certo c'è da chiedersi dove ci porterà la globalizzazione senza regole certe.
"Se vale la regola economica – ha ricordato Zanelli – che si compra dove un prodotto costa meno se, per assurdo, un bicchiere prodotto negli negli Usa costa 10 dollari, in Cina 5 ed altrove 1 dollaro dove verrà acquistato tale prodotto? E se ci fosse nel mondo chi lo produce a costo zero? Siamo dunque alla vigilia del ritorno al baratto? Queste sono le grandi sfide dei prossimi anni." Sfide alle quali Barack Obama e l'intero mondo civile dovranno presto dare giusta risposta.

    Maurizio Cappellini

Le sfide dell'America di Obama

Quali sono le grandi sfide dell'America di Barack Obama. “Gli Stati Uniti – ha detto il giornalista Alberto Pasolini Zanelli ospite dell'ultima conviviale del Rotary Club Cesena, presieduto da Norberto Annunziata - si trovano oggi ad affrontare sfide quali la crisi economica più grave che abbiano vissuto dal 1929 ad oggi e una riforma sanitaria alla quale il presidente Obama tiene molto ma che molti americani non vogliono. Circa 40 milioni di cittadini, infatti, non hanno copertura sanitaria eppure molti vedono questo progetto di riforma un'intromissione troppo forte dello stato in un paese dove, nonostante l'attuale crisi economica, non si vede vacillare la fede granitica degli americani nel sistema capitalistico e nel libero mercato”. Altre questioni scottanti per Obama sono i rapporti internazionali. “Punti caldi dello scacchiere internazionale sono l'Iran e l'Afghanistan -ha ricordato Zanelli – mentre si va sempre più accentuando il duopolio di fatto tra Usa e Cina. La Cina è il maggior creditore degli Stati Uniti. I Buoni del Tesoro Usa, emessi in grande quantità per far fronte alla grave crisi economica, sono stati infatti comprati in massa dalla Cina in cambio della possibilità, da parte di quest'ultima, di vendere i propri prodotti sul suolo americano. L'Europa vede invece scendere il suo ruolo internazionale”. Nato a Bologna Zanelli ha iniziato al 'Resto del Carlino' come redattore agli esteri e successivamente è stato corrispondente da Bonn e inviato speciale a Washington. Passato nel 1977 a 'Il Giornale' come editorialista di politica estera ha continuato a seguire da Washington, dove vive, gli avvenimenti americani. Zannelli, ora giornalista free-lance, ha pubblicato numerosi libri tra i quali ricordiamo 'Imperi II. Russia e Cina (edizioni Settecolori - 2007).
    Maurizio Cappellini