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Chi Siamo

Il Rotary Club di Cesena è nato il 7 Dicembre 1957.
La prima riunione con la consegna della Carta da parte del Governatore Felice RotaryClub di Cesena Gioelli di Ferrara avvenne al Nuovo Hotel Casali con la partecipazione di numerosi rotariani del Distretto 186° di cui entravamo a far parte.
Il nostro era il Club 9650° dalla fondazione del Rotary International.
Club padrino era stato Forlì con l’avv. Monti.
Erano 27 i soci fondatori ripartiti nelle classifiche più rappresentative della vita della città.

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L’ambasciatore Marco Alberti presenta il suo libro sul Kazakistan

Sabato 15 novembre alle 17 al Palazzo del Ridotto. L’evento è organizzato dal Rotary Club Cesena, introduce la presidente Ombretta Sternini, l’autore conversa con la giornalista Elide Giordani

“Sono nato lontano da casa e sono cresciuto andando e venendo”. Quale miglior incipit per un racconto che identifica l’attuale ambasciatore italiano in Albania Marco Alberti? Nato a Bukavu (Congo), durante una lunga missione della sua famiglia in quel Paese, diplomatico con importanti esperienze in istituti internazionali, prima dell’attuale incarico di ambasciatore italiano in Albania, conferitogli a gennaio di quest’anno, Marco Alberti è stato per tre anni, dal 1° settembre 2021, ambasciatore a Nur Sultan (poi Astana), in Kazakistan, ed accreditato, con credenziali di ambasciatore anche a Bishkek, Kirghizistan. Prima ancora, anni trascorsi a Roma, in Argentina e negli Stati Uniti, con incarichi di crescente responsabilità. Ma il Kazakistan ha lasciato una traccia profonda nel suo vissuto, tanto da dedicargli un libro vibrante e commosso, “Il Kazakistan in 10 parole” (Mincione Edizioni) che verrà presentato dallo stesso autore sabato 15 novembre alle ore 17, nella sala Sozzi del Palazzo del Ridotto, grazie all’organizzazione del Rotary Club Cesena. Sarà introdotto infatti dalla presidente dell’annata in corso Ombretta Sternini e sollecitato dalle domande della giornalista Elide Giordani. Il volume, che si distingue per un formato originale ed è corredato da una decina di foto suggestive ed evocative, ha anche un’altra singolare caratteristica: ogni scritto è vergato in italiano e russo, in omaggio al Paese a cui è dedicato senza dimenticare il suo Paese d’origine, ma anche la sua città, Cesena, che, nonostante il suo peregrinare per il mondo, resta un punto fermo nella su vita.
Quali sono le dieci parole attraverso le quali Marco Alberti ha tracciato l’identità di un Paese che lo ha “cambiato e arricchito?”. Eccole: nomade, steppa, yurta, cielo, vento, cavallo, donna, cultura, Nowruz (importante ricorrenza per i popoli dell’Asia centrale), ospitalità. Ognuna declinata con le parole del viaggiatore mai indifferente e abituato ai larghi confini. “Per tutti la vita è un viaggio, per noi vivere è viaggiare, muoversi, incontrare. Ma anche tornare da dove veniamo”. “Questa narrazione - dice - è il frutto di un’esperienza. Traduce in parole tracce di un vissuto”. E ancora: “Per chi cerca una guida turistica questo libro è una perdita di tempo. Ma può essere utile e chiunque si senta viaggiatore”, “Dicono che per vivere lontano da casa ci voglia un cuore grande, sempre pronto a riempirsi di cose nuove. Il libro è dedicato a chi mi ha fatti capire questa verità”.
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L’ambasciatore Marco Alberti presenta il suo libro sul Kazakistan

Sabato 15 novembre alle 17 al Palazzo del Ridotto. L’evento è organizzato dal Rotary Club Cesena, introduce la presidente Ombretta Sternini, l’autore conversa con la giornalista Elide Giordani

“Sono nato lontano da casa e sono cresciuto andando e venendo”. Quale miglior  incipit per un racconto che identifica l’attuale ambasciatore italiano in Albania Marco Alberti?  Nato a Bukavu (Congo), durante una lunga missione della sua famiglia in quel Paese, diplomatico con importanti esperienze in istituti internazionali, prima dell’attuale incarico di ambasciatore italiano in Albania, conferitogli a gennaio di quest’anno, Marco Alberti è stato per tre anni, dal 1° settembre 2021, ambasciatore a Nur Sultan (poi Astana), in Kazakistan, ed accreditato, con credenziali di ambasciatore anche a Bishkek, Kirghizistan. Prima ancora, anni trascorsi a Roma, in Argentina e negli Stati Uniti, con incarichi di crescente responsabilità. Ma il Kazakistan ha lasciato una traccia profonda nel suo vissuto,  tanto da dedicargli un libro vibrante e commosso, “Il Kazakistan in 10 parole” (Mincione Edizioni) che verrà presentato dallo stesso autore sabato 15 novembre alle ore 17, nella sala Sozzi del Palazzo del Ridotto, grazie all’organizzazione del Rotary Club Cesena. Sarà introdotto infatti dalla presidente dell’annata in corso Ombretta Sternini e sollecitato dalle domande della giornalista Elide Giordani. Il volume, che si distingue per un formato originale ed è corredato da una decina di foto suggestive ed evocative, ha anche un’altra singolare caratteristica: ogni scritto è vergato in italiano e russo, in omaggio al Paese a cui è dedicato senza dimenticare il suo Paese d’origine, ma anche la sua città, Cesena, che, nonostante il suo peregrinare per il mondo, resta un punto fermo nella su vita. 
Quali sono le dieci parole attraverso le quali Marco Alberti ha tracciato l’identità di un Paese che lo ha “cambiato e arricchito?”. Eccole: nomade, steppa, yurta, cielo, vento, cavallo, donna, cultura, Nowruz (importante ricorrenza per i popoli dell’Asia centrale), ospitalità. Ognuna declinata con le parole del viaggiatore mai indifferente e abituato ai larghi confini. “Per tutti la vita è un viaggio, per noi vivere è viaggiare, muoversi, incontrare. Ma anche tornare da dove veniamo”. “Questa narrazione - dice - è il frutto di un’esperienza. Traduce in parole tracce di un vissuto”. E ancora: “Per chi cerca una guida turistica questo libro è una perdita di tempo. Ma può essere utile e chiunque si senta viaggiatore”, “Dicono che per vivere lontano da casa ci voglia un cuore grande, sempre pronto a riempirsi di cose nuove. Il libro è dedicato a chi mi ha fatti capire questa verità”.

La vaticanista Giovanna Chirri al Rotary

La giornalista dell’Ansa ha raccontato tra le altre cose di come è nato lo scoop delle dimissioni di Papa Benedetto XVI che ha colto in un concistoro in latino e anticipato rispetto alla stampa mondiale

“Le gambe mi tremavano e mi sembrava che la testa stesse per scoppiarmi. Quando poi ho sentito la parola conclave mi sono sentita male”. Molto pathos e grande capacità di coinvolgimento - degno di un’ottima giornalista - nel racconto di Giovanna Chirri, vaticanista dell’agenzia giornalistica Ansa, che ha raccontato una volta in più (in questa occasione per i soci del Rotary Club Cesena di cui è presidente Ombretta Sternini) quell’11 febbraio 2013 quando, nella distrazione di altri colleghi svagati dal soporifero concistoro in latino che andava avanti da 40 minuti, ha colto la notizia del secolo: le dimissioni di papa Benedetto XVI annunciate dal pontefice, e mai anticipate, proprio in quell’occasione. Un’interpretazione non così immediata che per Giovanna Chirri è stata possibile grazie alla sua conoscenza, anche se scolastica (ha fatto il liceo classico), del latino. “Santità, disse uno dei presenti al concistoro - ricorda Giovanna Chirri - questa notizia ci coglie come un fulmine a ciel sereno. E ho capito di cosa si trattava”. Da lì alla ricerca di una conferma è stato un parossismo di scambi, colloqui con chi poteva confermare, telefonate con la sua redazione. Dopo pochi minuti, esattamente alle 11,46 di quel 11 febbraio, la notizia, che ha avuto solo un antecedente con Celestino V nel 1296, era a disposizione dei giornali del mondo intero. “Per mesi - ha chiosato la vaticanista - ho avuto gli incubi dettati dalla tensione del momento e dal timore di sbagliare”. Giovanna Chirri ha continuato fino a non molto tempo fa a svolgere il suo ruolo presso la sala stampa vaticana accumulando un’esperienza professionale ed umana ricca di aneddoti. Sollecitata dalle domande di Francesco Zanotti, direttore del settimanale della diocesi, ha svelato le dinamiche dei rapporti tra i pontefici e la stampa evidenziando in modo divertito che “non tutti hanno poi una gran voglia di diventare papi”. Ha evidenziato quindi che tra gli ultimi quattro papati ci sono state affinità e differenze ma che tutti si possono considerare “papi santi” per il loro mettere l’uomo al centro del vangelo, per il loro sforzo di “portare Cristo come persona nel mondo moderno”. La sintesi, comunque, è che ciò che riguarda il papa fa ancora notizia . Non c’è mai stato un rapporto personale stretto tra i papi e la vaticanista dell’Ansa ma, da osservatrice attenta, di papa Leone dice che “non è un restauratore e porta avanti le piccole innovazioni di Francesco, il papa terremotante”. Curiosa la sottolineatura dell’ energia che si sprigiona all’elezione di ogni papa. “Alla fumata bianca - dice Giovanna Chirri - tutti, credenti e non, lasciano ciò che stanno facendo e corrono verso San Pietro, spinti da una vitalità non del tutto comprensibile”.
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La vaticanista Giovanna Chirri al Rotary

La giornalista dell’Ansa ha raccontato tra le altre cose di come è nato lo scoop delle dimissioni di Papa Benedetto XVI che ha colto in un concistoro in latino e anticipato rispetto alla stampa mondiale

“Le gambe mi tremavano e mi sembrava che la testa stesse per scoppiarmi. Quando poi ho sentito la parola conclave mi sono sentita male”. Molto pathos e grande capacità di coinvolgimento - degno di un’ottima giornalista - nel racconto di Giovanna Chirri, vaticanista dell’agenzia giornalistica Ansa, che ha raccontato una volta in più (in questa occasione per i soci del Rotary Club Cesena di cui è presidente Ombretta Sternini) quell’11 febbraio 2013 quando,  nella distrazione di altri colleghi svagati dal soporifero concistoro in latino che andava avanti da 40 minuti, ha colto la notizia del secolo: le dimissioni di papa Benedetto XVI annunciate dal pontefice, e mai anticipate, proprio in quell’occasione. Un’interpretazione non così immediata che per Giovanna Chirri è stata possibile grazie alla sua conoscenza, anche se scolastica (ha fatto il liceo classico), del latino. “Santità, disse uno dei presenti al concistoro - ricorda Giovanna Chirri - questa notizia ci coglie come un fulmine a ciel sereno. E ho capito di cosa si trattava”.  Da lì alla ricerca di una conferma è stato un parossismo di scambi, colloqui con chi poteva confermare, telefonate con la sua redazione.  Dopo pochi minuti, esattamente alle 11,46 di quel 11 febbraio, la notizia, che ha avuto solo un antecedente con Celestino V nel 1296, era a disposizione dei giornali del mondo intero.  “Per mesi - ha chiosato la vaticanista - ho avuto gli incubi dettati dalla tensione del momento e dal timore di sbagliare”. Giovanna Chirri ha continuato fino a non molto tempo fa a svolgere il suo ruolo presso la sala stampa vaticana accumulando un’esperienza professionale ed umana ricca di aneddoti. Sollecitata dalle domande di Francesco Zanotti, direttore del settimanale della diocesi, ha svelato le dinamiche dei rapporti tra i pontefici e la stampa evidenziando in modo divertito che “non tutti hanno poi una gran voglia di diventare papi”.  Ha evidenziato quindi che tra gli ultimi quattro papati ci sono state affinità e differenze  ma che tutti si possono considerare “papi santi” per il loro mettere l’uomo al centro del vangelo, per  il loro sforzo di “portare Cristo come persona nel mondo moderno”.  La sintesi, comunque, è che ciò che riguarda il papa fa ancora notizia . Non c’è mai stato un rapporto personale stretto tra i papi e la vaticanista dell’Ansa ma, da osservatrice attenta, di papa Leone dice che “non è un restauratore e porta avanti le piccole innovazioni di Francesco, il papa terremotante”.  Curiosa la sottolineatura dell’ energia che si sprigiona all’elezione di ogni papa. “Alla fumata bianca - dice Giovanna Chirri - tutti, credenti e non, lasciano ciò che stanno facendo e corrono verso San Pietro, spinti da una vitalità non del tutto comprensibile”.Image attachmentImage attachment

L’editore Marzio Casalini e lo scrittore Franco Spazzoli ospiti del Rotary

Al centro della serata conviviale la nascita ormai trentennale dell’editrice “Il Ponte Vecchio” e della sua ricaduta
sulla vita culturale della città

Ha brillato una stella romagnola in una delle consuete conviviali del Rotary Club Cesena guidato, per l’annata in corso, da Ombretta Sternini. Marzio Casalini, animatore e titolare della casa editrice “Il Ponte Vecchio”, accompagnato da Franco Spazzoli, uno dei suoi scrittori di punta, ha portato la testimonianza di un’azienda editoriale che con la sua presenza ha dato uno stimolo importante alla vita culturale della città. “Una casa editrice - ha evidenziato Marzio Casalini - può diventare uno strumento per difenderci dall’omologazione oltreché uno stimolo al dialogo. La nostra azienda è nata ed è attiva proprio per valorizzare ciò che si muove nella nostra terra. Una terra ricchissima di storia che ha avuto un peso specifico importante in diverse epoche. Ricca anche intellettualmente, visto che è anche la terra dove si è formata la lingua romagnola dei grandi poeti del ‘900. Noi, non per caso ma per un preciso indirizzo editoriale, siamo editori della cultura e della storia della Romagna”. Una valutazione confermata da Franco Spazzoli, ex insegnante e dirigente scolastico, da sempre appassionato di storia (ma ha scritto anche alcuni romanzi gialli che hanno per teatro la città di Cesena), che ha atteso di terminare il suo ciclo nelle scuole per dedicarsi interamente alla scrittura. Spazzoli, che ha recentemente presentato il secondo volume della storia di Cesena, che procede per avvenimenti più che per un’elencazione di date, dal titolo “Cesena curiosa”, ha raccontato di come la sua passione per gli avvenimento storici sia iniziata frequentando lo storico e critico dell’arte Francesco Arcangeli a cui in gioventù si accompagnava nelle visite alle pievi del territorio. “Oggi - ha detto Spazzoli - c’è bisogno di approfondimenti della storia locale, conoscere il contesto in cui si vive vuol dire anche affezionarsi alla propria città ed essere cittadini migliori. Con i miei libri vorrei trasmettere proprio questo, l’amore per la mia città”.
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L’editore Marzio Casalini e lo scrittore Franco Spazzoli ospiti del Rotary

Al centro della serata conviviale la nascita ormai trentennale dell’editrice “Il Ponte Vecchio” e della sua ricaduta 
sulla vita culturale della città

Ha brillato una stella romagnola in una delle consuete conviviali del Rotary Club Cesena guidato, per l’annata in corso, da Ombretta Sternini.  Marzio Casalini, animatore e titolare della casa editrice “Il Ponte Vecchio”, accompagnato da Franco Spazzoli, uno dei suoi scrittori di punta, ha portato la testimonianza di un’azienda editoriale che con la sua presenza ha dato uno stimolo importante alla vita culturale della città. “Una casa editrice - ha evidenziato Marzio Casalini - può diventare uno strumento per difenderci dall’omologazione oltreché uno stimolo al dialogo. La nostra azienda è nata ed è attiva proprio per valorizzare ciò che si muove nella nostra terra. Una terra ricchissima di storia  che ha avuto un peso specifico importante in diverse epoche. Ricca anche intellettualmente, visto che è anche la terra dove si è formata la lingua romagnola dei grandi poeti del ‘900. Noi, non per caso ma per un preciso indirizzo editoriale, siamo editori della cultura e della storia della Romagna”.  Una valutazione confermata da Franco Spazzoli,  ex insegnante e dirigente scolastico, da sempre appassionato di storia (ma ha scritto anche alcuni romanzi gialli che hanno per teatro la città di Cesena), che ha atteso di terminare il suo ciclo nelle scuole per dedicarsi interamente alla scrittura. Spazzoli, che ha recentemente presentato il secondo volume della storia di Cesena, che procede per avvenimenti più che per un’elencazione di date, dal titolo “Cesena curiosa”, ha raccontato di come la sua passione per gli avvenimento storici sia iniziata frequentando lo storico e critico dell’arte Francesco Arcangeli a cui in gioventù si accompagnava nelle visite alle pievi del territorio. “Oggi - ha detto Spazzoli - c’è bisogno di approfondimenti della storia locale, conoscere il contesto in cui si vive vuol dire anche affezionarsi alla propria città ed essere cittadini migliori. Con i miei libri vorrei trasmettere proprio questo, l’amore per la mia città”.

Luigi Ballerini ospite del Rotary Cesena

Lo psicanalista scrittore ha focalizzato le problematiche dell’adolescenza nei nostri tempi caratterizzati dal digitale. Presentato il concorso del Club dedicato agli studenti cesenati “Adolescence Today”

Controllati ma non visti. Desiderosi di avere accanto un adulto affidabile che li ascolti, li renda visibili, giustifichi i loro errori. Ecco la fotografia degli adolescenti al tempo del digitale e delle chatbot che simulano gli umani, tracciata da uno psicanalista scrittore che ai ragazzi dedica studi e romanzi di successo (oltre trenta titoli di letteratura per gli adolescenti e sei per gli adulti). Luigi Ballerini l’ha illustrata in una conviviale del Rotary Club Cesena, guidato per l’annata in corso da Ombretta Sternini, nel corso della quale - alla presenza di diversi dirigenti scolastici degli istituti cesenate - è stato presentato il concorso “Adolescence Today” organizzato dal Rotary e rivolto agli studenti di Cesena e circondario che frequentano il secondo e terzo anno della scuola secondaria di I grado e il primo e secondo anno della scuola secondaria di II grado, chiamati a raccontare il loro mondo (scoperte, dubbi, problemi) utilizzando come mezzi espressivi il podcast, il video, la scrittura. Ed è proprio dalla serie televisiva “Adolescence”, che dà anche il titolo al concorso del Rotary, che è partito Luigi Ballerini evidenziando la desolante immagine dell’adolescenza che emerge nella tragica vicenda narrata. “Non tutti gli adolescenti, ovviamente, - ha evidenziato Ballerini - vivono il loro passaggio verso l’età adulta in maniera problematica, anzi, guai a pensare che l’adolescenza sia una malattia. La serie ci mette a confronto con un linguaggio a cui spesso gli adulti sono estranei e che bisogna cercare di interpretare per entrare nel mondo dei ragazzini”. “I ragazzi esprimono un forte bisogno di visibilità - ha rimarcato Ballerini - ma sentono anche il peso delle aspettative dei genitori. Un tempo erano i figli che cercavano l’approvazione dei genitori, ora succede il contrario e questo li espone ad una profonda fragilità ”. “In questa realtà dematerializzata - dice lo scrittore psicanalista - i genitori faticano ad offrire ai loro figli adolescenti ambiti concreti dove crescere e in cui confrontarsi, come potrebbe essere il concorso indetto dal Rotary “. Focalizzando la genitorialità nel difficile equilibrio tra l’assecondare i figli o imporre loro la propria visione delle cose, Ballerini ha elencato le sue curiose definizione del genitore dei nostri tempi: c’è la madre Chioccia che soffoca il figlio sotto le proprie ali protettive, la madre Tigre che lo spinge al massimo del successo, la madre Elicottero che controlla tutto e sorvola occhiuta sulla vita del figlio, e la madre Spazzaneve che sgombera la strada del figlio perché non si bagni neppure la punta del piede. “Modelli fissi, ripetitivi, stereotipati - evidenzia lo psicanalista - e per certi versi rassicuranti, ma al tempo stesso anche fluidi, con incursioni reciproche l’uno nel campo dell’altro”. Ciò che serve invece, dice Ballerini, è il dialogo, la cui mancanza, nelle soluzioni estreme, lascia strada libera all’intelligenza artificiale che “può approvare, come adatto allo scopo, con la freddezza di chi non è umano, il luogo dove un ragazzo vorrebbe impiccarsi”.
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Luigi Ballerini ospite del Rotary Cesena

Lo psicanalista scrittore ha focalizzato le problematiche dell’adolescenza nei nostri tempi caratterizzati dal digitale. Presentato il concorso del Club dedicato agli studenti cesenati  “Adolescence Today”

Controllati ma non visti. Desiderosi di avere accanto un adulto affidabile che li ascolti, li renda visibili, giustifichi i loro errori. Ecco la fotografia degli adolescenti al tempo del digitale e delle chatbot che simulano gli umani, tracciata da uno psicanalista scrittore che ai ragazzi dedica studi e romanzi di successo (oltre trenta titoli di letteratura per gli adolescenti e sei per gli adulti). Luigi Ballerini l’ha illustrata in una conviviale del Rotary Club Cesena, guidato per l’annata in corso da Ombretta Sternini, nel corso della quale - alla presenza di diversi dirigenti scolastici degli istituti cesenate - è stato presentato il concorso “Adolescence Today”  organizzato dal Rotary e rivolto agli studenti di Cesena e circondario che frequentano il secondo e terzo anno della scuola secondaria di I grado e il primo e secondo anno della scuola secondaria di II grado, chiamati a raccontare il loro mondo (scoperte, dubbi, problemi) utilizzando come mezzi espressivi il podcast, il video, la scrittura. Ed è proprio dalla serie televisiva “Adolescence”, che dà anche il titolo al concorso del Rotary,  che è partito Luigi Ballerini evidenziando la desolante immagine dell’adolescenza che emerge nella tragica vicenda narrata. “Non tutti gli adolescenti, ovviamente, - ha evidenziato  Ballerini -  vivono il loro passaggio verso l’età adulta  in maniera problematica, anzi, guai a pensare che l’adolescenza sia una malattia. La serie ci mette a confronto con un linguaggio a cui spesso gli adulti sono estranei e che bisogna cercare di interpretare per entrare nel mondo dei ragazzini”.  “I ragazzi esprimono un forte bisogno di visibilità - ha rimarcato Ballerini - ma sentono anche il peso delle aspettative dei genitori. Un tempo erano i figli che cercavano l’approvazione dei genitori, ora succede il contrario e questo li espone ad una profonda fragilità ”. “In questa realtà dematerializzata - dice  lo scrittore psicanalista - i genitori faticano ad offrire ai loro figli adolescenti  ambiti concreti dove crescere e in cui confrontarsi, come potrebbe essere il concorso indetto dal Rotary “. Focalizzando la genitorialità nel difficile equilibrio tra l’assecondare i figli o imporre loro la propria visione delle cose, Ballerini ha elencato le sue curiose definizione del genitore dei nostri tempi: c’è la madre Chioccia che soffoca il figlio sotto le proprie ali protettive, la madre Tigre che lo spinge al massimo del successo, la madre Elicottero che controlla tutto e sorvola occhiuta sulla vita del figlio, e la madre Spazzaneve che sgombera la strada del figlio perché non si bagni neppure la punta del piede. “Modelli fissi, ripetitivi, stereotipati - evidenzia lo psicanalista -  e per certi versi rassicuranti, ma al tempo stesso anche fluidi, con incursioni reciproche l’uno nel campo dell’altro”.  Ciò che serve invece, dice Ballerini, è il dialogo, la cui mancanza, nelle soluzioni estreme, lascia strada libera  all’intelligenza artificiale che “può approvare, come adatto allo scopo, con la freddezza di chi non è umano, il luogo dove un ragazzo vorrebbe impiccarsi”.Image attachmentImage attachment+1Image attachment

Il vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo ospite del Rotary
“A Cesena un laicato molto attivo”. “Bisogna capire i giovani attraverso la loro musica e i loro tatuaggi”. “Lascerò tra sei anni e non riuscirò ad ordinare alcun nuovo prete”. “Mancano i cristiani impegnati in politica”.

No alla pastorale bonsai, quella del “si è sempre fatto così”. Si devono “trovare i modi per raggiungere tutti. Sì, perché Dio compie cose straordinarie, come convertire i mafiosi. E la nostra Chiesa locale ha tutte le carte in regola per fare bene. C’è un laicato cattolico molto attivo e presente e nelle chiese una buona tradizione. Chi va è convinto”, dice il vescovo di Cesena-Sarsina, sollecitato dal direttore del Corriere Cesenate Francesco Zanotti, alla conviviale del Rotary Cesena, di cui è presidente Ombretta Sternini, tenutasi qualche sera fa.
È la ricetta dell’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, in Diocesi dal 16 marzo scorso dopo nove anni di servizio episcopale a Matera-Irsina e due nella Diocesi di Tricarico, entrambe in Basilicata. In precedenza, come racconta agli oltre 50 presenti, era stato parroco per 31 anni nella periferia di Crotone, in Calabria, sua terra di origine, dove per lungo tempo ha celebrato in uno scantinato. Ma attenzione, dice il presule, allo scadere dei nove anni, come prevede il Codice di diritto canonico, ho sempre presentato le dimissioni al vescovo che in ogni occasione mi ha chiesto di rimanere. “Il prete non deve diventare un’istituzione. Può anche conquistare tutti, non deve fare il compagnone, ma deve portare Gesù Cristo alla gente, non se stesso”. E poi, aggiunge, “è giusto che più parrocchie possano godere del bene che un sacerdote può portare”.
Il vescovo vede due categorie di persone da tenere in considerazione in maniera particolare. La prima è quella dei giovani, quelli che volle avvicinare la sera precedente al suo ingresso, in basilica, al Monte, dove confluirono più di mille ragazzi. “La musica è un modo per parlare alle nuove generazioni – spiega monsignor Caiazzo -. Già quella sera lessi una preghiera composta con le frasi delle canzoni di Sanremo. Poi anche i tatuaggi: occorre saperli interpretare. È un modo per entrare in contatto con pianeti diversi”. Il secondo mondo da avvicinare per l’arcivescovo è quello delle fragilità: “Le case per anziani, il carcere dove mi reco ogni due mesi. Tutti abbiamo bisogno di affetto e attenzione”.
Circa la situazione dei preti, delle parrocchie senza sacerdote e delle recenti nomine, il vescovo ricorda che in questi suoi primi mesi a Cesena ha ascoltato tutti. In diversi gli hanno chiesto di essere spostati. Al momento non è riuscito ad accontentare tutti, ma a breve ci saranno altre nomine, anche in curia. “Il cambiamento aiuta”, commenta monsignor Caiazzo che ricorda con una punta di amarezza: “Qui a Cesena, visto che il seminario è vuoto, non ordinerò nessun sacerdote, perché non c’è tempo sufficiente per formarlo”, visto che il vescovo ha 69 anni e 75 deve lasciare per limiti di età.
In tanti, in questi primi tempi in città, lo hanno incontrato anche la mattina a piedi, in centro, anche per pregare, perché altrimenti, dice, “un vescovo quando prega con tutto il da fare che ha?”. Incontra molti a spasso con il cane. “A Cesena ce ne sono censiti 13.500, così mi dicono, a fronte della metà di ragazzi e bambini”, nota con un velo di dispiacere. Poi riprende: “Ho notato che adesso la gente mi riconosce e mi saluta, anche molto presto (il vescovo si sveglia alle 4,30, ndr). Ho capito, stando qui, che non siamo al nord, come pensavo, e che la Romagna è il sud del nord e che voi siete i terroni del nord e che tra terroni ci si intende”.
C’è ancora spazio per qualche osservazione, anche sui cattolici in politica. “Non siamo più ai tempi di Paolo VI – dice -. Mancano i cristiani impegnati in politica. Vedo, un po’ in tutti gli schieramenti, una contraddizione tra quanto viene detto e ciò che viene realizzato”. Confida nei giovani, l’arcivescovo Caiazzo che ha annunciato di incontrarli una volta al mese, ogni volta in una zona pastorale diversa, non per chiacchierare, ma per l’adorazione eucaristica. Sì, perché come direbbe don Oreste Benzi, il prete riminese fondatore della Comunità papa Giovanni XXIII, per stare in piedi occorre stare in ginocchio.
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Il vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo ospite del Rotary
“A Cesena un laicato molto attivo”. “Bisogna capire i giovani attraverso la loro musica e i loro tatuaggi”. “Lascerò tra sei anni e non riuscirò ad ordinare alcun nuovo prete”. “Mancano i cristiani impegnati in politica”.

No alla pastorale bonsai, quella del “si è sempre fatto così”. Si devono “trovare i modi per raggiungere tutti. Sì, perché Dio compie cose straordinarie, come convertire i mafiosi. E la nostra Chiesa locale ha tutte le carte in regola per fare bene. C’è un laicato cattolico molto attivo e presente e nelle chiese una buona tradizione. Chi va è convinto”, dice il vescovo di Cesena-Sarsina, sollecitato dal direttore del Corriere Cesenate Francesco Zanotti, alla conviviale del Rotary Cesena, di cui è presidente Ombretta Sternini, tenutasi qualche sera fa.  
È la ricetta dell’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, in Diocesi dal 16 marzo scorso dopo nove anni di servizio episcopale a Matera-Irsina e due nella Diocesi di Tricarico, entrambe in Basilicata. In precedenza, come racconta agli oltre 50 presenti, era stato parroco per 31 anni nella periferia di Crotone, in Calabria, sua terra di origine, dove per lungo tempo ha celebrato in uno scantinato. Ma attenzione, dice il presule, allo scadere dei nove anni, come prevede il Codice di diritto canonico, ho sempre presentato le dimissioni al vescovo che in ogni occasione mi ha chiesto di rimanere. “Il prete non deve diventare un’istituzione. Può anche conquistare tutti, non deve fare il compagnone, ma deve portare Gesù Cristo alla gente, non se stesso”. E poi, aggiunge, “è giusto che più parrocchie possano godere del bene che un sacerdote può portare”.
Il vescovo vede due categorie di persone da tenere in considerazione in maniera particolare. La prima è quella dei giovani, quelli che volle avvicinare la sera precedente al suo ingresso, in basilica, al Monte, dove confluirono più di mille ragazzi. “La musica è un modo per parlare alle nuove generazioni – spiega monsignor Caiazzo -. Già quella sera lessi una preghiera composta con le frasi delle canzoni di Sanremo. Poi anche i tatuaggi: occorre saperli interpretare. È un modo per entrare in contatto con pianeti diversi”. Il secondo mondo da avvicinare per l’arcivescovo è quello delle fragilità: “Le case per anziani, il carcere dove mi reco ogni due mesi. Tutti abbiamo bisogno di affetto e attenzione”.
Circa la situazione dei preti, delle parrocchie senza sacerdote e delle recenti nomine, il vescovo ricorda che in questi suoi primi mesi a Cesena ha ascoltato tutti. In diversi gli hanno chiesto di essere spostati. Al momento non è riuscito ad accontentare tutti, ma a breve ci saranno altre nomine, anche in curia. “Il cambiamento aiuta”, commenta monsignor Caiazzo che ricorda con una punta di amarezza: “Qui a Cesena, visto che il seminario è vuoto, non ordinerò nessun sacerdote, perché non c’è tempo sufficiente per formarlo”, visto che il vescovo ha 69 anni e 75 deve lasciare per limiti di età.
In tanti, in questi primi tempi in città, lo hanno incontrato anche la mattina a piedi, in centro, anche per pregare, perché altrimenti, dice, “un vescovo quando prega con tutto il da fare che ha?”. Incontra molti a spasso con il cane. “A Cesena ce ne sono censiti 13.500, così mi dicono, a fronte della metà di ragazzi e bambini”, nota con un velo di dispiacere. Poi riprende: “Ho notato che adesso la gente mi riconosce e mi saluta, anche molto presto (il vescovo si sveglia alle 4,30, ndr). Ho capito, stando qui, che non siamo al nord, come pensavo, e che la Romagna è il sud del nord e che voi siete i terroni del nord e che tra terroni ci si intende”.
C’è ancora spazio per qualche osservazione, anche sui cattolici in politica. “Non siamo più ai tempi di Paolo VI – dice -. Mancano i cristiani impegnati in politica. Vedo, un po’ in tutti gli schieramenti, una contraddizione tra quanto viene detto e ciò che viene realizzato”. Confida nei giovani, l’arcivescovo Caiazzo che ha annunciato di incontrarli una volta al mese, ogni volta in una zona pastorale diversa, non per chiacchierare, ma per l’adorazione eucaristica. Sì, perché come direbbe don Oreste Benzi, il prete riminese fondatore della Comunità papa Giovanni XXIII, per stare in piedi occorre stare in ginocchio.Image attachmentImage attachment

Mirko Viroli, Coordinatore del Campus,
ospite del Rotary Club Cesena

La formula del multicampus e la ricerca alla base del successo dell’Università di Bologna decentrata a Cesena. Ma l’area dell’ex zuccherificio è sguarnita di servizi e mancano alloggi per gli studenti. Donati 30 mila dollari alla ricercatrice Victoria Marchetti per un anno di studi negli Usa

Quali sono le ragioni del successo del Campus Cesenate dell’Alma Mater? E’ partita da questa domanda, formulata da Ombretta Sternini presidente per l’annata in corso del Rotary Club Cesena, la conversazione con Mirko Viroli, docente di informatica e coordinatore del Campus cesenate oltreché socio del sodalizio che lo ha ospitato in una delle consuete serate tra convivialità e approfondimenti.
Ed eccola la risposta che ha anticipato un excursus a tutto campo sull’Università a Cesena: “L’affermazione della nostra università sta nel suo modello di gestione - ha detto il professor Viroli -. Il decentramento operato qui è uno dei pochi attuati in Italia ed è l’unico ad aver funzionato”. Un multicampus che nonostante alcune spinte centrifughe del passato ha “fatto bene anche all’Università di Bologna”. “Mentre la sua forza - ha sottolineato il coordinatore del Campus (che ospita Agraria, Ingegneria, Medicina Veterinaria, Architettura, Psicologia e Scienze) - sta nei dipartimenti, che non sono solo didattica ma veri propri centri di ricerca, che collaborano anche con le aziende locali e impattano positivamente sulla città”. “In trent’anni di presenza - ha evidenziato Mirko Viroli - ha cambiato il volto di Cesena stimolando la nascita di aziende che oggi fanno ricerche in ambito tecnologico”. Ora il Campus ha davanti un preciso obiettivo: “Ricondurre nell’area dell’ex zuccherificio le facoltà ancora decentrate, come psicologia, che lascerà la sede di via Aldo Moro nel 2027. Ovviamente ciò non riguarda le sede di Veterinaria a Cesenatico e Agraria a Villa Almerici”. Non manca una sollecitazione che nasconde una velata critica. “L’area del Campus è troppo sguarnita di servizi, perché gli imprenditori cesenati non investono qui?”. Ma c’è sullo sfondo anche la carenza di alloggi a prezzi adeguati per gli studenti fuori sede, un quarto dei 5 mila iscritti (il 10 per cento è composto da stranieri), per il quale non è l’università a dover mettere in campo gli strumenti necessari ma che rappresenta uno degli ostacoli a un allargamento del Campus. E gli studenti? “Ragazzi straordinari - dice Viroli - concentrati sulle nostre specializzazioni tecniche-scientifiche e sull’intelligenza artificiale, che si svilupperà ulteriormente, e con una gran voglia di arrivare alla laurea e iniziare un percorso lavorativo”.
Tra questi c’è stata anche Victoria Marchetti, 27 anni, due lauree di cui una in ingegneria biomedica, uno dei capisaldi della ricerca ingegneristica del Campus cesenate: per lei, su proposta del Rotary Club Cesena, la Rotary Foundation ha messo a disposizione 30 mila dollari per un anno di collaborazione con la Wake Forest University (Winston, Nord Carolina) che la porterà ad approfondire le misure contro lo spettro feto-alcolico (ossia esposto all’alcol durante la gravidanza), una condizione, per la quale non c’è cura, che comporta ritardi fisici e mentali. Victoria Marchetti si è anche impegnata nella realizzazione di una replica del cervello attraverso il computer per studiare il controllo posturale di persone con varie problematiche.
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Mirko Viroli, Coordinatore del Campus,
 ospite del Rotary Club Cesena

La formula del multicampus e la ricerca alla base del successo dell’Università di Bologna decentrata a Cesena. Ma l’area dell’ex zuccherificio è sguarnita di servizi e mancano alloggi per gli studenti. Donati 30 mila dollari alla ricercatrice Victoria Marchetti per un anno di studi negli Usa

Quali sono le ragioni del successo del Campus Cesenate dell’Alma Mater? E’ partita da questa domanda,  formulata da Ombretta Sternini presidente per l’annata in corso del Rotary Club Cesena, la  conversazione con Mirko Viroli, docente di informatica e coordinatore del Campus cesenate oltreché socio del sodalizio che lo ha ospitato in una delle consuete serate tra convivialità e approfondimenti. 
Ed eccola la risposta che ha anticipato un excursus a tutto campo sull’Università a Cesena: “L’affermazione della nostra università sta nel suo modello di gestione - ha detto il professor Viroli -. Il decentramento operato qui è uno dei pochi attuati in Italia ed è l’unico ad aver funzionato”. Un multicampus che nonostante alcune spinte centrifughe del passato ha “fatto bene anche all’Università di Bologna”. “Mentre la sua forza - ha sottolineato il coordinatore del Campus (che ospita Agraria, Ingegneria, Medicina Veterinaria, Architettura, Psicologia e Scienze) - sta nei dipartimenti, che non sono solo didattica ma veri propri centri di ricerca, che collaborano anche con le aziende locali e impattano positivamente sulla città”. “In trent’anni di presenza - ha evidenziato Mirko Viroli - ha cambiato il volto di Cesena stimolando la nascita di aziende che oggi fanno ricerche in ambito tecnologico”.  Ora il Campus ha davanti un preciso obiettivo:  “Ricondurre  nell’area dell’ex zuccherificio le facoltà ancora decentrate, come psicologia, che lascerà la sede di via Aldo Moro nel 2027. Ovviamente ciò non riguarda le sede di Veterinaria a Cesenatico e Agraria a Villa Almerici”.   Non manca una sollecitazione che nasconde una velata critica. “L’area del Campus è troppo sguarnita di servizi, perché gli imprenditori cesenati non investono qui?”.  Ma c’è sullo sfondo anche la carenza di alloggi a prezzi adeguati per gli studenti fuori sede, un quarto dei 5 mila iscritti (il 10 per cento è composto da stranieri), per il quale non è l’università a dover mettere in campo gli strumenti necessari ma che rappresenta uno degli ostacoli a un allargamento del Campus. E gli studenti? “Ragazzi straordinari - dice Viroli - concentrati sulle nostre specializzazioni tecniche-scientifiche e sull’intelligenza artificiale, che si svilupperà ulteriormente, e con una gran voglia di arrivare alla laurea e iniziare un percorso lavorativo”. 
Tra questi c’è stata  anche Victoria Marchetti, 27 anni, due lauree di cui una in ingegneria biomedica, uno dei capisaldi della ricerca ingegneristica del Campus cesenate: per lei, su proposta del Rotary Club Cesena,  la Rotary Foundation ha messo a disposizione 30 mila dollari per un anno di collaborazione con la Wake Forest University (Winston, Nord Carolina)  che la porterà ad approfondire le misure contro lo spettro feto-alcolico (ossia esposto all’alcol durante la gravidanza), una condizione, per la quale non c’è cura, che comporta ritardi fisici e mentali. Victoria Marchetti si è anche impegnata nella realizzazione di una replica del cervello attraverso il computer per studiare il controllo posturale di persone con varie problematiche.

Hanno preso il vento sotto l’egida del Rotary Club Cervia Cesenatico le vele partecipanti alla Veleggiata del 7 settembre. Le numerose barche che hanno composto la piccola flotta, guidata da velisti e diportisti con a bordo marinai e semplici passeggeri (tutti rigorosamente vestiti in osservanza di un dress code adatto alla situazione), hanno veleggiato tra Cesenatico Cervia e ritorno. Vi hanno aderito sette club: Cesena, Cervia Cesenatico, Cesenatico Mare, Valle Rubicone, Ravenna Galla Placidia, Ravenna, Comacchio Codigoro Terre Pomposiane, più l’International Yacting Fellowship of Rotarian, e il Circolo Nautico Cesenatico.
Uniti per fare del bene ma anche per rinsaldare rapporti di amicizia e trascorrere insieme un tempo piacevole.
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Hanno preso il vento sotto l’egida del Rotary Club Cervia Cesenatico le vele partecipanti alla Veleggiata del 7 settembre. Le numerose barche che hanno composto la piccola flotta, guidata da velisti e diportisti con a bordo marinai e semplici passeggeri (tutti rigorosamente vestiti in osservanza di un dress code adatto alla situazione), hanno veleggiato tra Cesenatico Cervia e ritorno. Vi hanno aderito sette club: Cesena, Cervia Cesenatico, Cesenatico Mare, Valle Rubicone, Ravenna Galla Placidia, Ravenna, Comacchio Codigoro Terre Pomposiane,  più l’International Yacting Fellowship of Rotarian, e il Circolo Nautico Cesenatico. 
Uniti per fare del bene ma anche per rinsaldare rapporti di amicizia e trascorrere insieme un tempo piacevole.Image attachmentImage attachment

Consueta vivace serata conviviale interclub all’ippodromo del Savio di Cesena in occasione del Premio Superfrustino
Corsa 1 – PREMIO ROTARY CLUB VALLE DEL RUBICONE
Ha premiato Monica Morri in rappresentanza del presidente
Corsa 2 – PREMIO ROTARY CLUB CERVIA CESENATICO
Ha premiato la presidente Daniela Orioli
Corsa 3 – PREMIO ROTARY CLUB CESENA VALLE DEL SAVIO
Ha premiato la presidente Cristina Bambi
Corsa 4 - PREMIO ROTARY CLUB CESENATICO MARE
Ha premiato il presidente Klodian Matija
Corsa 5 - PREMIO ROTARY CLUB CESENA
Ha premiato la presidente Ombretta Sternini
Corsa 6 – PREMIO ROTARY CLUB FORLI’ TRE VALLI
Ha premiato la presidente Lorella Mignogna
Corsa 7 – PREMIO ROTARACT CESENA
Ha premiato la presidente Chiara Bedei
Corsa 8 – PREMIO ROTARY CLUB FORLì
Ha premiato il presidente Igor Imbroglini
CORSA 9 – PREMIO ROTARY CLUB DISTRETTO 2072
Ha premiato l’assistente del governatore Distretto 2072 Filippo Cicognani
Nella foto un momento della premiazione con la presidente del Rotary Club Cesena Ombretta Sternini
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Consueta vivace serata conviviale interclub all’ippodromo del Savio di Cesena in occasione del Premio Superfrustino
Corsa 1 – PREMIO ROTARY CLUB VALLE DEL RUBICONE
Ha premiato Monica Morri in rappresentanza del presidente
Corsa 2 – PREMIO ROTARY CLUB CERVIA CESENATICO
Ha premiato la presidente Daniela Orioli
Corsa 3 – PREMIO ROTARY CLUB CESENA VALLE DEL SAVIO
Ha premiato la presidente Cristina Bambi
Corsa 4 - PREMIO ROTARY CLUB CESENATICO MARE
Ha premiato il presidente Klodian Matija
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Ha premiato la presidente Ombretta Sternini
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Ha premiato la presidente Lorella Mignogna
Corsa 7 – PREMIO ROTARACT CESENA 
Ha premiato la presidente Chiara Bedei
Corsa 8 – PREMIO ROTARY CLUB FORLì
Ha premiato il presidente Igor Imbroglini 
CORSA 9 – PREMIO ROTARY CLUB DISTRETTO 2072
Ha premiato l’assistente del governatore Distretto 2072 Filippo Cicognani
Nella foto un momento della premiazione con la presidente del Rotary Club Cesena Ombretta Sternini

Il Governatore del Distretto in visita al Rotary Club Cesena
Progetti per il bene comune e orgoglio di un sodalizio che vuole migliorare la società

L’orgoglio rotariano e l’impegno per il bene comune al centro di uno dei più importanti appuntamenti dell’annata del Rotary Club Cesena, l’incontro con il governatore del Distretto, il 2072 (che riunisce i Club dell’Emilia-Romagna più San Marino), attualmente presieduto da Guido Giuseppe Abbate. Con una testimonianza viva, nel segno di un impegno rotariano profondamente sentito, il governatore ha trasmesso ai soci del Rotary Club Cesena, che lo hanno accolto con affetto e riconoscenza, stimoli e passione. Salutato dalla presidente Paola Ombretta Sternini, Abbate, declinando l’adagio “Insieme per il bene comune”, ha elencato progetti e obiettivi nello spirito di amicizia che guida il sodalizio internazionale di cui hanno fatto parte personalità come Guglielmo Marconi, John Fitzgerald Kennedy, Rita Levi Montalcini, solo per citarne alcuni. Guido Giuseppe Abbate oltre ad aver suonato forte la campana di ciò che fa diverso il Rotary (“Persone animate da un forte senso di amicizia tra loro che si scambiano idee e si impegnano per il bene comune”), ha ricordato che il Rotary International, presente in tutti i paesi del mondo, è stata la prima organizzazione non governativa a poter contare su uno status consultivo presso le Nazioni Unite ed ha 1,2 milioni di soci nel mondo: “Dove c’è il Rotary c’è libertà”. Il governatore ha apprezzato il programma stilato da Ombretta Sternini e dal suo consiglio per l’annata in corso, che prevede il sostegno al percorso lavorativo di un ragazzo di strada in Camerun; la partecipazione in rete al restauro degli affreschi della Sala Capitolare dell’abbazia del Monte; l’acquisto di un ecografo portatile per le cure palliative; un concorso dedicato agli adolescenti in cui i ragazzi saranno chiamati ad esprimere le positività, disagi e sogni attraverso video, pod cast, scritti; una borsa di studio organizzata dal Rotary International. Ogni anno l’attività del Rotary Club destina al territorio circa 50 mila euro. In collaborazione con il Rotaract, di cui fanno parte 14 ragazzi motivati e consapevoli, il Club - anche su stimolo di Guido Giuseppe Abbate - sarà nelle scuole per far conoscere i propri obiettivi. Ossia promuovere la pace, combattere le malattie, fornire acqua e servizi igienico-sanitari, sostenere l'istruzione, sviluppare le economie locali e tutelare l'ambiente. I giovani del Rotaract, inoltre, sono impegnati in un progetto denominato “Salvare una vita” che impartisce agli studenti delle superiori nozioni basilari di primo soccorso. Un altro progetto, che parte proprio dal Distretto, riguarderà la salute e coinvolgerà il Gruppo Consorti Rotary, molto attivo in service di valore sociale: si tratta di un camper che costituisce una unità mobile a disposizione sul territorio in giorni indicati per consulti gratuiti su problemi di natura vascolare, cardiologica, odontoiatrico, oncologica ed altro a seconda delle esigenze segnalate. Ovviamente con il supporto dei professionisti della sanità.
Il Governatore Guido Giuseppe Abbate non ha mancato di evidenziare il valore del Club cesenate che, nei suoi 68 ani di vita, ha dato al distretto ben tre governatori e rappresenta una parte importante della storia del Rotary in Emilia-Romagna.
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Il Governatore del Distretto in visita al Rotary Club Cesena
Progetti per il bene comune e orgoglio di un sodalizio che vuole migliorare la società

L’orgoglio rotariano e l’impegno per il bene comune al centro di uno dei più importanti appuntamenti dell’annata del Rotary Club Cesena, l’incontro con il governatore del Distretto, il 2072 (che riunisce i Club dell’Emilia-Romagna più San Marino), attualmente presieduto da Guido Giuseppe Abbate. Con una testimonianza viva, nel segno di un impegno rotariano profondamente sentito, il governatore ha trasmesso ai soci del Rotary Club Cesena, che lo hanno accolto con affetto e riconoscenza, stimoli e passione. Salutato dalla presidente  Paola Ombretta Sternini,  Abbate,  declinando l’adagio “Insieme per il bene comune”, ha elencato progetti e obiettivi nello spirito di amicizia che guida il sodalizio internazionale di cui hanno fatto parte personalità come Guglielmo Marconi, John Fitzgerald Kennedy, Rita Levi Montalcini, solo per citarne alcuni. Guido Giuseppe Abbate oltre ad aver  suonato forte la campana di ciò che fa diverso il Rotary (“Persone animate da un forte senso di amicizia tra loro che si scambiano idee e si impegnano per il bene comune”), ha ricordato che il Rotary International, presente in tutti i paesi del mondo, è  stata la prima organizzazione non governativa a poter contare su uno status consultivo presso le Nazioni Unite ed ha 1,2 milioni di soci nel mondo: “Dove c’è il Rotary c’è libertà”. Il governatore ha apprezzato il programma stilato da Ombretta Sternini e dal suo consiglio per l’annata in corso, che prevede il sostegno al  percorso lavorativo di un ragazzo di strada in Camerun; la partecipazione in rete al restauro degli affreschi della Sala Capitolare dell’abbazia del Monte;  l’acquisto di un ecografo portatile per le cure palliative;  un concorso dedicato agli adolescenti  in cui i ragazzi saranno chiamati ad esprimere le positività, disagi e sogni attraverso video,  pod cast, scritti; una borsa di studio organizzata dal Rotary International. Ogni anno l’attività del Rotary Club destina al territorio circa 50 mila euro. In collaborazione con il Rotaract, di cui fanno parte 14 ragazzi motivati e consapevoli, il Club - anche su stimolo di Guido Giuseppe Abbate - sarà nelle scuole per far conoscere i propri obiettivi. Ossia promuovere la pace, combattere le malattie, fornire acqua e servizi igienico-sanitari, sostenere listruzione, sviluppare le economie locali e tutelare lambiente. I giovani del Rotaract, inoltre, sono impegnati in un progetto denominato “Salvare una vita” che impartisce agli studenti delle superiori nozioni basilari di primo soccorso. Un altro progetto, che parte proprio dal Distretto, riguarderà la salute e coinvolgerà il Gruppo Consorti Rotary, molto attivo in service di valore sociale: si tratta di un camper che costituisce una unità mobile a disposizione sul territorio in giorni indicati per consulti gratuiti su problemi di natura vascolare, cardiologica, odontoiatrico, oncologica ed altro a seconda delle esigenze segnalate. Ovviamente con il supporto dei professionisti della sanità. 
Il Governatore Guido Giuseppe Abbate non ha mancato di evidenziare il valore del Club cesenate che, nei suoi  68 ani di vita, ha dato al distretto ben tre governatori e rappresenta una parte importante della storia del Rotary in Emilia-Romagna.Image attachmentImage attachment
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